L’incontro a Palazzo Chigi fra la premier Giorgia Meloni e il cancelliere austriaco Christian Stocker ha confermato un allineamento strategico su immigrazione, politiche industriali europee, prospettive di allargamento dell’Unione e gestione del corridoio del Brennero.
Una partnership decisa a innovare nella gestione dei flussi migratori
La presidente del Consiglio ha rimarcato che Roma e Vienna condividono una visione “pragmatica e creativa” contro l’immigrazione irregolare, consapevoli che le rotte attraverso il Mediterraneo e i Balcani impongono soluzioni diverse da quelle sperimentate finora. Meloni ha parlato di “strumenti inediti”, evocando l’esigenza di un approccio europeo capace di andare oltre i modelli tradizionali. Nel cortile del governo, ornato per l’occasione da quattro pannelli tricolori verticali, i due leader hanno passato in rassegna il picchetto d’onore della Marina, preludio a un confronto che – nelle parole della premier – dovrà sfociare in misure «sempre più incisive» coordinate a livello comunitario.
L’armonia tra i due governi, ha proseguito la premier, si fonda anche sul lavoro congiunto nel tavolo dei cosiddetti “Stati light-minded”, piattaforma informale dove si scambiano proposte legislative e operative contro i traffici di esseri umani. Meloni ha ringraziato Stocker per la partecipazione attiva dell’Austria, riconoscendo che finora «la collaborazione funziona» ma può crescere ancora. La posta in gioco, ha puntualizzato, è la credibilità di un’Europa capace di proteggere le frontiere esterne senza rinunciare ai propri valori di accoglienza e legalità.
Fare i conti con rotte mediterranee e balcaniche
Se l’Italia avverte la pressione dei flussi che risalgono dal Nord Africa lungo il Mediterraneo centrale, Vienna si confronta con gli stessi movimenti che cambiano direzione una volta entrati nei Balcani occidentali. Da qui nasce, secondo Stocker, la necessità di un’azione “a tenaglia”: potenziamento dei controlli costieri verso sud e rafforzamento della sorveglianza terrestre verso est. L’obiettivo condiviso è impedire che i trafficanti continuino a spostare percorsi e persone a seconda delle fragilità normative di ciascun Paese, generando una spirale costosa e pericolosa per i migranti stessi.
Entrambi i leader hanno ricordato come le attuali normative di Dublino mostrino coriacee rigidità quando si tratta di redistribuzione e rimpatri. Sono regole concepite in un’altra epoca, ha fatto notare la premier, e che vanno rivisitate tenendo conto di un quadro geopolitico diventato più complesso e imprevedibile. Da qui la proposta di sbloccare “nuove leve di cooperazione” con i Paesi d’origine e di transito, integrando strumenti di sviluppo, rimpatrio assistito e presidi europei direttamente alle frontiere extra-UE.
Dalla competitività industriale al futuro dell’auto europea
Accanto al capitolo migratorio, i due capi di governo hanno discusso di competitività industriale, concordando sulla necessità di trasformare l’Europa «da laboratorio normativo a terreno fert fertile di investimenti concreti». Meloni ha sottolineato come la transizione verde e digitale rischi di penalizzare le imprese se non sarà accompagnata da politiche “più snelle e meno ideologiche”. L’Austria, ha spiegato Stocker, condivide l’opportunità di ricalibrare gli strumenti d’aiuto in modo da sostenere l’innovazione senza gravare sulle piccole e medie aziende, cuore pulsante dell’economia continentale.
Pietra miliare di questa linea comune è il documento congiunto sul futuro dell’industria automobilistica europea, firmato da Italia e Austria per promuovere una transizione graduale, tecnologicamente neutrale e rispettosa delle catene del valore esistenti. Meloni ha rivendicato la scelta di mantenere aperta la porta ai carburanti sintetici e ad altre soluzioni emergenti, in modo da garantire competitività e occupazione. La sfida, hanno convenuto i due leader, non è soltanto ambientale ma anche geopolitica: l’Europa deve evitare di dipendere integralmente da fornitori extra-UE in settori di punta come batterie e microchip.
L’allargamento ai Balcani come riunificazione dell’Unione
Definendo il percorso di adesione dei Balcani occidentali una “riunificazione” più che un semplice allargamento, la premier ha invitato Bruxelles a imprimere un’accelerazione visibile. A suo avviso, l’avvicinamento di Paesi che «stanno dando il massimo per entrare» diventa cruciale in un frangente segnato da crisi internazionali e tentativi di influenza esterna. Per Meloni, ogni ritardo avrebbe un costo politico in termini di credibilità e di sicurezza europea.
Sul punto, Stocker ha manifestato pieno sostegno, ricordando che una prospettiva concreta di membership può arginare le tensioni etniche e consolidare lo Stato di diritto nella regione. I due governi si impegnano quindi a promuovere in sede comunitaria misure di incentivo – dai fondi di pre-adesione ai programmi infrastrutturali – capaci di trasformare la volontà dei Balcani in risultati tangibili nel breve periodo.
Brennero, il nodo da sciogliere in chiave digitale e ferroviaria
Non meno rilevante la questione del transito commerciale lungo il valico del Brennero, dove l’Austria ha introdotto limiti che l’Italia considera penalizzanti per la propria economia. Stocker si è detto convinto che una soluzione “estremamente pragmatica” sia possibile puntando sul potenziamento del trasporto ferroviario e su un sistema digitale di gestione dei flussi. Nessun ricorso giudiziario, ha chiarito, potrà allargare fisicamente le carreggiate alpine: occorre piuttosto rendere più fluido il passaggio dei convogli merci e ridurre l’impatto ambientale.
Meloni ha accolto l’invito del cancelliere a visitare l’Austria e ha manifestato apertura verso una «soluzione intermedia» che, in attesa di interventi strutturali, alleggerisca la pressione su autostrade e centri abitati. Entrambi i leader ritengono che la collaborazione bilaterale, unita a fondi europei destinati alle reti TEN-T, possa fornire l’impulso decisivo per modernizzare la tratta, integrando sistemi di prenotazione smart, controlli doganali coordinati e investimenti nelle infrastrutture ferroviarie ad alta capacità.