Una tessera alla volta, la storia perduta di un mosaico erotico riemerge dal buio dell’oblio bellico e torna nell’abbraccio di Pompei.
Il rientro del “mosaico degli amanti”: la rete diplomatica e investigativa che ha riaperto le porte di casa
Dietro il ritorno del prezioso frammento, che ritrae in piccole tessere di pietra una coppia avvinta in un abbraccio intimo, c’è la collaborazione fra il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale e la rete diplomatica italiana in Germania. Il pannello, giunto a Roma con spedizione consolare predisposta dal Consolato Generale d’Italia a Stoccarda, è stato consegnato al Parco archeologico di Pompei alla presenza del generale Francesco Gargaro, a conferma di un impegno quotidiano che intreccia diplomazia, indagini e tutela del patrimonio comune.
L’operazione di rimpatrio, formalizzata il 16 settembre 2023, ha chiuso idealmente un capitolo apertosi nel secondo conflitto mondiale. Il manufatto era approdato in Germania come dono di un capitano della Wehrmacht, responsabile della catena rifornimenti nel Sud Italia, a un cittadino tedesco. Decenni più tardi, gli eredi di quest’ultimo hanno contattato i militari del Nucleo TPC di Roma chiedendo indicazioni per riconsegnarlo allo Stato italiano. La scelta di restituire il bene dimostra come il senso di responsabilità possa superare distanze temporali, rendendo giustizia alla storia condivisa.
Dal dono bellico alla restituzione volontaria: la parabola di un reperto che attraversa otto decenni di coscienze
Quando gli specialisti del Comando TPC hanno esaminato il pannello, le tessere avevano ancora addosso la polvere di un racconto mai raccontato. Le indagini archivistiche hanno confermato che l’oggetto poteva essere stato prelevato negli anni Quaranta da un’area vesuviana, forse durante i frenetici spostamenti di truppe all’indomani dell’armistizio. L’identificazione come bene dello Stato italiano depredato in guerra ha reso immediata la classificazione del caso. Ogni tessera si è trasformata in prova, ogni sbrecciatura in testimonianza di una ferita patrimoniale, spingendo i militari ad avviare in tempi rapidi le procedure internazionali.
La riconsegna materiale è stata preceduta da un passaggio cruciale: la decisione degli eredi di rinunciare a qualsiasi pretesa sul pezzo, scelta giunta dopo un confronto interno durato mesi. Con il supporto dell’Ufficio Tutela Beni Archeologici del Parco archeologico di Pompei, i Carabinieri hanno certificato l’originalità del mosaico e redatto la documentazione necessaria al suo trasporto protetto. Il gesto degli eredi, più che una restituzione fisica, assume il valore di un atto pubblico di memoria, riconoscendo il diritto collettivo alla conoscenza dei propri tesori.
Dalla camera di una domus all’Antiquarium: il nuovo percorso di vita del mosaico
Le dimensioni ridotte e la scena esplicitamente amorosa suggeriscono che il pannello decorasse la pavimentazione di una camera da letto in una domus o in una villa d’élite dell’antica area vesuviana. La delicata cromia delle tessere – dal rosso mattone ai toni avorio – restituisce l’intimità di un momento privato, sottratto per decenni allo sguardo del pubblico. Gli archeologi del Parco intendono eseguire indagini archeometriche per chiarirne cronologia, officina e provenienza, ben consapevoli che l’assenza di dati di scavo ne rende complessa la contestualizzazione precisa.
In attesa di ulteriori studi, il mosaico verrà collocato temporaneamente all’Antiquarium di Pompei, ambiente che garantisce condizioni ottimali di conservazione e, al contempo, ne consente la visione a visitatori e studiosi. Durante la cerimonia di consegna, il direttore Gabriel Zuchtriegel ha sottolineato come ogni recupero di reperti illecitamente sottratti rappresenti la cicatrizzazione di un dolore storico. Il valore di queste opere non risiede nella loro rarità materiale, ma nella capacità di raccontare il quotidiano dei nostri antenati, ricordando quanto il traffico illecito impoverisca la memoria collettiva.