La nube digitale è diventata il nuovo confine della sovranità: con queste parole, Chiara Tenerini richiama l’urgenza di una strategia che metta in sicurezza le informazioni dei cittadini e renda competitivo il nostro continente.
Un’epoca di trasformazioni accelerate
La deputata di Forza Italia parla di un mondo che, a partire dall’emergenza sanitaria globale, ha premuto l’acceleratore su innovazione tecnologica, mutamenti digitali e dinamiche demografiche. Secondo la parlamentare, la rapidità con cui questi tre fattori si intrecciano ha creato un’identità invisibile, modellata dalla circolazione dei nostri dati all’interno di una “nuvola” immateriale. Chi possiede, gestisce e protegge queste informazioni detiene un potere inedito, capace di influenzare scelte economiche, rapporti sociali e scenari geopolitici. Da qui la convinzione che il cloud, nazionale ed europeo, rappresenti la struttura portante di una nuova modernità che non concede tregua.
Durante un incontro pubblico a Roma, la stessa Tenerini ha ricordato che le regole pensate ieri faticano già a inseguire l’innovazione di oggi. L’evoluzione continua chiede un quadro normativo chiaro, facile da aggiornare e coerente con i valori europei della protezione dei dati. Se l’Europa restasse priva di una strategia condivisa, ammonisce la deputata, rischierebbe di dipendere da legislazioni extra-continentali, costruite attorno a logiche e interessi differenti. Serve quindi uno sforzo congiunto per ridurre le vulnerabilità della cybersicurezza e rafforzare la fiducia di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni nell’infrastruttura in cloud.
Sovranità dei dati: una sfida di sicurezza e competitività
La parlamentare sottolinea che un cloud nazionale dedicato alla pubblica amministrazione può diventare il motore di servizi più rapidi, trasparenti e interoperabili. Quando banche dati di comuni, ministeri e aziende dialogano senza barriere, diminuiscono i costi di gestione e cresce la capacità di attrarre investimenti hi-tech. L’accessibilità al patrimonio informativo pubblico non è solo questione tecnica: è leva di competitività per l’intero sistema Paese. Tenerini insiste su protocolli condivisi e standard aperti che consentano di integrare con facilità nuove applicazioni, evitando di restare intrappolati in soluzioni proprietarie provenienti dall’esterno dei confini europei.
Per la deputata, mettere al sicuro i database pubblici equivale a proteggere la sovranità stessa dello Stato. Cybersicurezza, definizione puntuale dei livelli di servizio e continuità operativa sono i punti cardinali di una infrastruttura credibile. Solo controllando il ciclo di vita del dato – dalla raccolta all’archiviazione, dalla conservazione alla cancellazione – si può evitare che informazioni sensibili finiscano nei circuiti di potenze tecnologiche esterne. In questo scenario, l’Europa deve presentarsi compatta: interoperabilità continentale, requisiti minimi condivisi e un chiaro tracciato di certificazioni rappresentano l’unica alternativa a una dipendenza strutturale dai colossi digitali d’oltreoceano.
Verso una cornice normativa europea dinamica
Secondo Tenerini, Bruxelles sta già lavorando alla revisione di un quadro regolatorio che definisca responsabilità, livelli di servizio e protocolli di protezione per i dati in cloud. Tuttavia, spiega la deputata, l’equilibrio tra certezza giuridica e flessibilità resta delicato. Se le norme risultano troppo rigide, l’innovazione si sposta altrove; se invece sono troppo blande, cittadini e istituzioni rischiano di pagare un prezzo alto in termini di privacy. Da qui l’appello a modelli di governance capaci di evolvere di pari passo con la tecnologia, senza sacrificare i diritti fondamentali.
L’obiettivo, ribadisce l’esponente azzurra, è evitare che l’Unione diventi un mero mercato di consumo per soluzioni prodotte altrove. Serve quindi un ecosistema normativo che premi l’innovazione autoctona, faciliti la creazione di data center sul suolo europeo e favorisca partenariati pubblico-privato in grado di generare valore. Una legislazione ad assetto variabile, aperta a revisioni periodiche, consentirebbe di reagire tempestivamente a minacce cibernetiche e sviluppi tecnologici imprevisti, mantenendo al centro trasparenza e protezione dei diritti, e consolidare la fiducia degli investitori internazionali nelle potenzialità digitali del continente.
Il Polo strategico nazionale: obiettivi, risorse e impatto democratico
In Parlamento, ricorda Tenerini, è stato avviato il progetto del Polo Strategico Nazionale, infrastruttura destinata a ospitare le banche dati più sensibili della pubblica amministrazione. Ma l’idea, da sola, non basta: occorrono risorse adeguate, calendari realistici e parametri di successo misurabili. Dotare il Paese di un centro di eccellenza per l’archiviazione sicura significa definire priorità, allocare fondi e vigilare sul rispetto dei tempi, trasformando gli annunci in servizi tangibili per cittadini e imprese. La deputata invita dunque governo e Parlamento a coordinare interventi e ad accompagnare i lavori con una pianificazione trasparente.
Il controllo dei dati, conclude la parlamentare, incide non soltanto sull’economia ma sul tessuto democratico stesso. Quando le informazioni circolano in modo sicuro e controllato dallo Stato, si rafforzano la fiducia istituzionale e la capacità dei cittadini di partecipare consapevolmente alla vita pubblica. Viceversa, la mancanza di protezioni alimenta interferenze esterne, manipolazioni dell’opinione e asimmetrie di potere. Tenerini definisce quindi il cloud una questione “a 360 gradi”, con ricadute etiche, politiche e strategiche che richiedono coraggio legislativo e cooperazione europea per evitare di consegnare il futuro digitale a mani altrui.