Una società pronta a sacrificare il reale sull’altare dei like prende forma sul grande schermo in ‘Dedalus’, nuovo film di Gianluca Manzetti, in uscita il 10 luglio. Una favola nera che interroga il nostro rapporto con i social fra spettacolo, rischio e identità nazionale.
L’ossessione di rimanere connessi
Scorrere all’infinito il feed per non perdere l’ultima notizia è diventato un gesto automatico che alimenta quella costante inquietudine conosciuta come FOMO, la Fear Of Missing Out. Proprio questa ansia collettiva è il primo bersaglio di ‘Dedalus’. Sia il regista Gianluca Manzetti sia l’interprete Luka Zunic hanno raccontato di sentirla sulla propria pelle: l’urgenza di essere sempre aggiornati, presenti a ogni evento, pronti a commentare. Il risultato, spiegano, è un cortocircuito emozionale che ci spinge a restare incollati allo smartphone anche di notte, pur di non sentirci tagliati fuori dal flusso di informazioni che corre veloce. Nel film questa sensazione diventa motore narrativo e terreno di critica, ben oltre la semplice satira sui social.
Di colpe facili il film non ne distribuisce: Manzetti rifiuta l’idea che sia la tecnologia a trasformarci in esseri superficiali. La rete, ricorda, non si è generata da sola: a costruirla siamo stati noi, con i nostri desideri di approvazione e di visibilità. Per questo la sua regia evita il moralismo e punta piuttosto a sollevare domande sul modo in cui sfruttiamo gli strumenti digitali. Il regista ammette che, quando l’odio corre veloce tra i commenti, siamo di fronte a uno specchio scomodo di noi stessi, non al frutto di un’entità astratta.
Un gioco virtuale che diventa letale
Al centro della vicenda c’è Dedalus, un social game nascente che promette di sovvertire le regole del web 3.0 e di arricchire chiunque riesca a sopravvivere fino all’ultimo round. Sei creator – Michele, Tiziana, Leo, Antonella, Filippo e Belinda – vengono rinchiusi in un’arena segreta, lontana da qualsiasi contatto con il mondo reale. All’inizio le prove appaiono innocue, quasi un reality ipervitaminico. Ma, con il passare delle ore, la dimensione ludica si incrina: le sfide chiedono sangue, paura e complicità, trasformando i concorrenti in carnefici e vittime nello stesso momento.
Questa struttura, spiega Manzetti, conserva volutamente un’impronta italiana, ironica e colorata, per far sì che il pubblico riconosca nei personaggi tic e vizi del nostro Paese. Nessuno, chiarisce, deve sentirsi insultato: la caricatura serve a mostrarci nello specchio, a scovare la componente grottesca che spesso ignoriamo mentre scorriamo un profilo dopo l’altro. Ambientando la storia in un futuro prossimo ma plausibile, il regista mette in crisi il fragile confine fra schermo e realtà, dove l’apparenza online spazza via, con un solo click, qualsiasi remora etica.
I protagonisti dietro lo schermo
Tra i sei contendenti spicca Michele, interpretato da Luka Zunic, giovane calciatore catapultato troppo presto nella ricchezza e nella fama. Per costruire il ruolo l’attore si è ispirato a modelli iconici come David Beckham e Mario Balotelli, figure capaci di far discutere ben oltre il campo da gioco. Zunic descrive il suo personaggio come un ragazzo che, avendo ottenuto tutto a tempo di record, non riesce più a provare meraviglia per le piccole cose. In Dedalus, quella noia esistenziale diventa il carburante che lo spingerà a rischiare persino la vita pur di risvegliarsi.
La parabola di Michele si intreccia con quella degli altri concorrenti, ciascuno portatore di un diverso modo di usare il web: chi coltiva beauty tutorial, chi registra scherzi virali, chi insegna trading lampo. Dietro a video studiati fin nei minimi dettagli, sottolinea Manzetti, si nascondono ore di lavoro e una professionalità spesso ignorata da chi liquida i creator come pigri cercatori di scorciatoie. Eppure il fascino di un successo lampo rimane irresistibile: per molti giovani la carriera online appare la via più rapida a soldi e popolarità, perfino quando il prezzo diventa pericolosamente alto.
Uno sguardo che invita all’empatia
Lontano da facili anatemi, ‘Dedalus’ si propone come un richiamo alla gentilezza in tempi dominati da commenti feroci e cinismo digitale. Gianluca Manzetti afferma di voler offrire al pubblico non soltanto un’esperienza adrenalinica ma anche un’occasione di riscoperta dell’altro. Quando la spettacolarizzazione della violenza arriva a saturare i nostri schermi, suggerisce il regista, l’unico antidoto rimane l’empatia: ascoltare, comprendere, mettersi nei panni altrui. A partire dal 10 luglio, con la distribuzione di Eagle Pictures, la pellicola approda nelle sale italiane pronta a mettere in discussione comportamenti entrati ormai nella nostra quotidianità.
La chiosa spetta ancora a Luka Zunic, che invita le nuove generazioni a tornare a guardarsi negli occhi, a toccarsi le mani invece di affidare ogni emozione a uno schermo. Nell’era dei video da dieci secondi – riflette l’attore – la vera ribellione è concedersi il tempo di una conversazione reale, con pause, esitazioni e sorrisi. Il film fa propria questa esortazione: dietro l’etichetta di “Squid Game all’italiana” si nasconde una dichiarazione d’amore per la complessità umana, per l’incontro autentico che nessun algoritmo potrà sostituire.