Sono riprese le operazioni tecnico–scientifiche sul delitto di via Pascoli: nuovi prelievi, oggi, hanno interessato reperti cruciali del caso, con l’obiettivo di far luce su quanto accadde il 13 agosto 2007 a Garlasco. Le parti si misurano, ancora una volta, nel confronto serrato fra consulenti, riscontri di laboratorio e attese della famiglia della vittima.
La ricostruzione degli accertamenti odierni
Il laboratorio mobile allestito nella questura di Milano ha accolto, sin dal mattino, le équipe incaricate di effettuare ulteriori campionature su materiale già conosciuto, ma ritenuto strategico. Sotto la supervisione della gip Garlaschelli, la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani hanno coordinato il prelievo di microtracce biologiche dal frammento del tappetino del bagno e da campioni conservati del corpo di Chiara Poggi. Luciano Garofano, oggi consulente della difesa di Andrea Sempio, ha confermato che la sequenza delle operazioni si è svolta nel rispetto del protocollo, con testimoni di tutte le parti presenti al momento dell’apertura dei sigilli.
Alla fine di una giornata densa di tensione, gli esperti hanno concluso la fase di raccolta senza fornire letture immediate sui profili genetici. La prudenza è stata la guida costante: nessuna anticipazione, nessun commento su possibili scenari investigativi futuri. È però emerso, dalle dichiarazioni all’uscita, che l’esito primario coincide con ciò che già si conosceva: le tracce ematiche rimangono tali, senza aver riservato sorprese visibili a occhio nudo o mediante i test proteici preliminari.
Il tappetino insanguinato: conferme e limiti delle analisi
Il pezzo di stoffa prelevato dal bagno di casa Poggi continua a occupare un posto centrale nell’indagine. Già in passato era stato esaminato più volte, ma la difesa dell’indagato chiede di scandagliare ogni zona non esplorata a fondo. «Nel punto in cui non c’era risposta, oggi abbiamo ribadito la natura ematica», ha dichiarato Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi. I react-test hanno segnato positivo al sangue, mentre nessun altro fluido ha mostrato segnali rilevanti.
Il dato più significativo, al momento, resta la quasi totale compatibilità con il profilo della vittima. Dario Redaelli, anch’egli in supporto ai parenti di Chiara, ha parlato di un «99,9%» di corrispondenza con il DNA della giovane. Un margine che lascia poco, se non nulla, all’ipotesi che sul tappetino possano essersi depositati residui organici di un’altra persona. Ciò non chiude l’indagine, ma restringe l’orizzonte degli interpreti scientifici, che ora dovranno concentrarsi su microelementi finora poco valorizzati.
I tamponi sul corpo di Chiara: assenza di tracce alternative
Contestualmente, i tecnici hanno rivalutato i tamponi già custoditi in laboratorio e riferibili al corpo della vittima. A ogni prelievo è stato applicato un test proteico di prima linea, finalizzato a captare residui di liquido seminale o altri fluidi biologici diversi dal sangue. Capra ha riferito che nessun campione ha dato indicazioni di secrezioni estranee a quello che ci si aspettava di rinvenire. «Su tutti i campioni di Chiara non c’è liquido seminale» ha ripetuto con fermezza, allontanando nuovamente lo spettro di un’aggressione a sfondo sessuale.
L’assenza di sostanze differenti dal sangue non significa, tuttavia, che il materiale sia privo di valore investigativo. Verranno ora applicati kit di estrazione del DNA di nuova generazione, in grado di individuare profili minimi, talvolta invisibili ai metodi usati nei primi anni dell’indagine. Se compariranno tracce di soggetti terzi, esse dovranno superare severe soglie di affidabilità per diventare prove utilizzabili in aula.
Il mistero del capello nella spazzatura
Tra gli elementi più discussi degli ultimi mesi è spuntato un capello recuperato nel sacchetto dei rifiuti domestici, mai analizzato con la tecnologia odierna. Oggi il reperto non è stato toccato: la busta è rimasta sigillata in un contenitore refrigerato, in attesa di un’agenda condivisa fra consulenti. Garofano ha spiegato che «da lunedì in poi» si procederà con continuità, senza precisare le date esatte per non interferire con la logistica dei laboratori incaricati.
Il capello potrebbe, in teoria, fornire un profilo genetico. Se risultasse compatibile con Sempio, la difesa avrebbe l’onere di spiegarne la presenza; se invece coincidesse con altri frequentatori della villetta, la pista potrebbe mutare. In questo frangente, lo sguardo degli investigatori è rivolto a un singolo filamento di cheratina, piccolo ma potenzialmente decisivo. Anche qui si ripropone il tema della qualità del campione: degrado, contaminazioni e lunghe conservazioni potrebbero complicare l’esito.
Prossime tappe dell’incidente probatorio
Terminate le operazioni odierne, si apre una fase di elaborazione in laboratorio che potrebbe occupare diverse settimane. Gli specialisti di genetica forense lavoreranno su strumentazioni ad alta sensibilità, capaci di ricavare profili anche da quantità infinitesimali di DNA. I risultati, una volta cristallizzati in relazione, verranno consegnati alla gip e resi disponibili alle parti. L’aspettativa è doppia: da un lato la verità processuale, dall’altro la serenità di una famiglia che attende chiarezza da quasi vent’anni.
Parallelamente, gli avvocati di parte civile e di difesa si preparano a nuove udienze, dove i consulenti verranno ascoltati su eventuali incongruenze, contaminazioni o interpretazioni opposte dei medesimi dati. Potrebbero emergere richieste di ulteriori test o di simulazioni ambientali per verificare la dinamica dell’aggressione. Il tragitto verso una conclusione definitiva appare ancora lungo, ma ogni esame compiuto oggi riduce l’area grigia di incertezza che circonda la morte di Chiara Poggi.