Rai 3 apre nuovamente il sipario sul programma di inchiesta più seguito, pronto a scandagliare tre casi che continuano a tormentare l’opinione pubblica con nuove testimonianze, rivelazioni inedite e appelli accorati.
Il rebus di Trieste: Liliana Resinovich e quella frattura che cambia tutto
Il pubblico si interroga ancora su cosa sia davvero accaduto a Liliana Resinovich, ritrovata priva di vita nel 2022 in un’area verde di Trieste. L’indagine ha appena superato un passaggio cruciale: il gip ha stabilito che la frattura alla vertebra T2 non è avvenuta dopo il decesso, ma mentre la donna era ancora in vita. Una decisione che, di fatto, ribalta le ricostruzioni iniziali e chiama in causa dinamiche ancora tutte da chiarire. Nonostante la richiesta di una nuova perizia sia stata respinta, l’eco di quella ferita rimane potentissima, quasi un colpo di gong in un silenzio che dura da troppo tempo.
L’8 luglio è fissato l’incidente probatorio disposto dalla procura: un appuntamento che potrebbe rimettere in moto – o definitivamente chiarire – la direzione delle indagini. C’è chi spera in risposte, chi teme nuovi interrogativi e chi, più semplicemente, desidera mettere un punto fermo a un dolore che da due anni appare sospeso. A rendere ancora più ingarbugliata la vicenda, c’è l’incapacità di chi indaga di stabilire una linea temporale univoca: la certezza scientifica della lesione apre uno squarcio, ma illumina soltanto un frammento di un quadro ancora incompleto.
Un verdetto che non basta a spegnere il dubbio
L’esclusione definitiva dell’ipotesi di frattura post mortem crea un effetto domino. Se la lesione è precedente alla morte, chi o cosa l’ha causata? I familiari chiedono verità e pretendono che nessun tassello venga tralasciato. Intanto, i legali di parte civile esultano per la scelta del giudice, convinti che possa condurre a un nuovo scenario investigativo. Gli inquirenti, dal canto loro, preparano le domande per l’incidente probatorio, decisi a passare al setaccio ogni singolo dettaglio. E mentre la città di Trieste osserva in silenzio, l’eco della vicenda risuona nell’intero Paese, ricordandoci quanto fragile sia la linea che separa la verità dal mistero.
A ogni passo si affacciano valutazioni tecniche: tempi di decomposizione, possibili aggressioni, dinamiche di caduta. Eppure, oltre la terminologia forense, resta il ritratto di una donna che amava la vita e che, fino a prova contraria, nessuno voleva veder scomparire in quel modo. È in quella normalità interrotta che si annida l’urgenza di giustizia: finché non arriverà una risposta definitiva, la storia di Liliana continuerà a far male come il primo giorno.
Villa Pamphili: lo strazio di una madre e l’ombra di una maxi-truffa
Da Trieste ci spostiamo nel cuore di Roma, tra i viali alberati di Villa Pamphili, dove il ritrovamento dei corpi di Anastasia Trofimova e della sua bambina ha lasciato incredulità e sgomento. Nella nuova puntata di “Chi l’ha visto?”, la madre della giovane rompe un silenzio durato fin troppo, puntando l’indice contro Francis Kaufman, compagno di Anastasia. Più che un’accusa: un racconto che dilata il dolore e si trasforma in un atto d’accusa pubblico. Lei parla di documenti spariti in un misterioso tragitto da Malta all’Italia e di una scheda telefonica russa che sarebbe stata sottratta alla figlia, isolandola da chi poteva aiutarla.
Sul tavolo, poi, si accumulano le domande su un presunto progetto cinematografico. Kaufman avrebbe ottenuto quasi un milione di euro di fondi pubblici, ma di riprese non esisterebbe alcuna prova reale. È davvero possibile che dietro l’orrore di Villa Pamphili si nasconda una truffa colossale? Gli investigatori non lo escludono, perché il denaro finito in un vicolo cieco potrebbe essere il movente di molte scelte scellerate. In diretta, la madre di Anastasia lancia un appello: “Aiutatemi a capire chi era davvero quell’uomo”. Federica Sciarelli ascolta, incalza, e il pubblico trattiene il fiato.
Il grido inascoltato che ora risuona in TV
La donna ricorda ogni dettaglio dell’ultima chiamata con la figlia: “Mamma, sto bene, non preoccuparti”. Poi, il buio. Un buio che si popola di sospetti, versioni traballanti e registrazioni telefoniche mai consegnate agli inquirenti. Il racconto della madre, supportato da nuove testimonianze, mette insieme tasselli che finora non combaciavano: lo zaino con i documenti caduto in mare, la sim russa fatta sparire, la promessa di un set che nessuno ha mai visto. Ogni frammento rende più cupo il ritratto di Kaufman e accende i riflettori su un sistema di finanziamenti pubblici che, forse, non ha controllato con la dovuta attenzione il destino di quei fondi.
Ma c’è di più. L’inchiesta aperta sul caso incrocia le competenze di polizia giudiziaria, esperti informatici e contabili. Si cercano movimenti bancari sospetti, contratti fantasma e contatti internazionali. È un puzzle gigantesco, in cui l’ingiustizia di due vite spezzate convive con l’ipotesi di un inganno milionario. Federica Sciarelli non smette di porsi la domanda che tutti abbiamo in mente: Anastasia poteva salvarsi? La risposta, forse, abita proprio nei vuoti di una produzione mai iniziata e in quei fondi spariti nel nulla.
Garlasco: il ritorno del DNA e i nodi di un processo infinito
Sono passati diciotto anni, eppure il nome di Chiara Poggi continua a far tremare le pareti dei tribunali. Questa sera “Chi l’ha visto?” riapre la scatola del tempo sul delitto di Garlasco, concentrandosi su una cannuccia recuperata tra i rifiuti: su di essa, il DNA di Alberto Stasi. In studio, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni sostiene che il suo assistito avesse effettivamente bevuto quella bibita il giorno prima dell’omicidio, circostanza che – a suo dire – spiegherebbe la traccia genetica senza implicazioni di colpevolezza. Un dato apparentemente semplice che però divide ancora esperti, accusa e difesa.
La questione, ormai, non riguarda solo le prove materiali ma anche la percezione collettiva di un caso che ha segnato una generazione. Nel corso degli anni sono emerse incongruenze, perizie contraddittorie e ricorsi in ogni grado di giudizio. Come si fa a chiudere definitivamente il coperchio quando ogni analisi ne riapre un’altra? Il programma prova a rispondere, dando spazio a voci dimenticate e a domande che risuonano ancora nei corridoi del palazzo di giustizia di Vigevano. L’obiettivo è confrontare i tasselli conosciuti con quelli rimasti nell’ombra, e capire se il DNA sulla cannuccia è chiave di lettura o semplice dettaglio.
Le lacune di ieri, i dubbi di oggi
Tizzoni ricorda che nella ricostruzione iniziale dell’inchiesta vi furono “buchi” che – a suo dire – hanno condizionato la percezione pubblica e la sentenza. Mancavano precise rilevazioni orarie, mancava un movente limpido, mancavano analisi comparative su altri possibili sospettati. Nel frattempo, la famiglia di Chiara attende una verità che non richieda più il conforto delle aule di tribunale. Da una parte c’è la convinzione che la giustizia abbia già dato risposte; dall’altra, c’è chi sostiene che l’errore possa annidarsi in un minuscolo dettaglio ignorato nel 2007.
Per il telespettatore, la sensazione è ambivalente: ogni parola rinfocola ferite antiche e, al tempo stesso, ravviva la speranza di chiarezza. “Chi l’ha visto?” accende i riflettori laddove la cronaca ha abbassato il volume, sollecitando domande che qualcuno preferirebbe evitare: come si concilia un DNA sulle labbra di una cannuccia con l’assoluta certezza di colpevolezza o innocenza? In attesa di eventuali nuovi sviluppi, la storia di Garlasco rimane la cartina di tornasole delle nostre paure e dei nostri desideri di giustizia.
Appuntamento in prima serata: il viaggio di Federica Sciarelli
Se c’è una costante, è la guida ferma e puntuale di Federica Sciarelli. Questa sera, mercoledì 2 luglio, la giornalista torna alle 21.20 su Rai 3 con un episodio che promette di tenere incollati allo schermo. Chi l’ha seguito sin dal principio sa che ogni diretta è un’agorà di testimonianze, telefonate, appelli e, spesso, colpi di scena. Il format resta quello di sempre: linee aperte, massimo rigore giornalistico e la volontà di dare voce a chi cerca risposte.
Per chi non potrà essere davanti al televisore, la rete mette a disposizione la visione in streaming su RaiPlay, in contemporanea con la messa in onda e in modalità on demand subito dopo la chiusura. È un servizio pensato per chi non vuole rinunciare alla possibilità di contribuire, magari con una segnalazione o con un ricordo che può cambiare le sorti di un’indagine. Alla fine, “Chi l’ha visto?” è anche questo: uno spazio collettivo dove ogni informazione, ogni dettaglio, ogni voce può fare la differenza.