Nessuno dei milioni di spettatori che il 30 giugno 2025 hanno terminato la visione di Squid Game 3 immaginava che il congedo di Gi-hun dovesse la propria forma a un colpo di scena dietro le quinte: l’autore aveva preparato un epilogo completamente differente e lo ha scartato in corsa.
Il retroscena creativo di Hwang Dong-hyuk
Incrociare le braccia e dichiarare “la storia è finita” non appartiene a Hwang Dong-hyuk. L’ideatore della serie, reduce dall’accoglienza vertiginosa della terza stagione, ha rivelato di aver architettato in principio un finale opposto a quello andato in onda. Quando la trama era soltanto un fascio di appunti, spiega il regista, l’ultimo gesto di Gi-hun puntava in una direzione completamente diversa. Poi sono arrivati i dialoghi, le gradazioni morali, le prove a cui i personaggi sarebbero stati sottoposti. A quel punto il disegno si è inclinato, costringendolo a un ripensamento radicale: chiudere la vicenda con l’alternativa originaria avrebbe “stonato”, perché non avrebbe rispecchiato la crescita interiore del protagonista, maturata di pagina in pagina.
La metamorfosi non è stata un semplice ritocco. Hwang ricorda di aver ricominciato più volte a scrivere, spostando tasselli, cancellando scene, ammorbidendo altre sequenze e, soprattutto, invertendo la scelta finale di Gi-hun. Quel ribaltamento – racconta – è nato mentre ridefiniva i rapporti di forza fra i concorrenti e analizzava, per ore, le pieghe psicologiche di ognuno. Solo allora ha compreso che la conclusione inizialmente pianificata avrebbe tradito l’itinerario emotivo costruito sin dal primo episodio. Così l’episodio d’arrivederci ha conquistato la sua formula definitiva: tragico, sì, ma anche carico di pietà e di una speranza tutt’altro che scontata.
La decisione di Gi-hun che capovolge aspettative e destino
Il cuore del rovesciamento risiede in un bivio: eliminare gli avversari nel sonno oppure scegliere la via più ardua della rinuncia. Gi-hun – sotto lo sguardo febbrile degli spettatori – opta per la seconda ipotesi, mentre in origine avrebbe dovuto imboccare la prima. Non è un dettaglio. A spingerlo verso il passo “compassionevole” interviene la memoria di Sae-byeok, compagna caduta nella stagione d’esordio, che gli appare come un monito contro la violenza. Il fantasma della ragazza costringe l’eroe a fare i conti con i propri demoni, tracciando un confine netto fra istinto di sopravvivenza e responsabilità morale.
Tale virata investe anche il Front Man. Nella seconda stagione l’enigmatico supervisore si era mescolato ai giocatori per dimostrare l’egoismo dell’umanità; adesso, di fronte alla scelta umanitaria di Gi-hun, deve riconsiderare la propria filosofia. Il gesto del protagonista incrina la teoria nichilista del Front Man, lasciando trapelare un margine di redenzione pure per lui. Così il pubblico scopre che la crudele logica del gioco, basata sull’annientamento, può incrinarsi quando un singolo concorrente antepone la coscienza al premio finale.
Dalla conclusione ai possibili orizzonti futuri
Il sipario sull’arco narrativo di Gi-hun cala, ma Hwang Dong-hyuk non ha serrato tutte le porte. Nell’ultima inquadratura, una fascinosa Reclutatrice – interpretata da Cate Blanchett – consegna un biglietto identico a quello che un tempo cambiò la vita del protagonista. Solo che, questa volta, l’invito punta a Los Angeles. Inevitabile, dunque, domandarsi: assisteremo a un nuovo Squid Game americano? La scena, volutamente sospesa, ha acceso il dibattito fra fan e critica, trasformandosi in fertile terreno per spin-off, prequel o antologie parallele.
Il fatto che l’autore definisca “conclusa” la parabola di Gi-hun, pur lasciando viva la fiamma di nuove partite, costituisce un equilibrio non facile da mantenere. Sarà la recluta californiana a riprodurre gli stessi rituali? Oppure un diverso codice culturale plasmerà prove inedite, esaltando contraddizioni e fragilità tipicamente occidentali? Nell’attesa di risposte ufficiali, il pubblico giocherà con le ipotesi, consapevole che – nel mondo di Squid Game – ogni scelta, anche quella dello spettatore, può ancora essere sorprendentemente ribaltata.