Le luci del mattino, oggi, sembrano uscire da un forno aperto. Dalla Pianura Padana al Tavoliere pugliese l’aria vibra, tremola, quasi fa rumore. Seguiamo i dati ora per ora, vediamo le colonnine superare i 35 °C prima di mezzogiorno e capiamo subito che non è una giornata qualunque: è il culmine della prima ondata di calore dell’anno. Undici capoluoghi italiani – da Bologna a Roma, passando per Bolzano e Frosinone – sono in allerta massima (“bollino rosso”) secondo il bollettino ufficiale del Ministero della Salute, mentre Milano e Verona si fermano solo un gradino più sotto, al livello 2.
E non è solo questione di numeri. Le temperature percepite, gonfiate da umidità e traffico, spingono il corpo oltre i 40 °C; nelle zone interne di Sardegna e Sicilia i termometri ufficiali sfiorano quella soglia reale. La Protezione Civile parla di valori “molto elevati” sulle pianure del Nord e sui rilievi del Centro‑Sud; i meteorologi privati confermano e avvertono che, fra l’asfalto rovente e il cemento, la radiazione infrarossa aggiunge altri tre o quattro gradi alla sensazione termica.
I numeri dell’ondata di calore
Stando al bollettino aggiornato alle 10:45, oggi undici città rientrano nel livello 3, il più alto della scala: Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Latina, Perugia, Rieti, Roma e Torino. Qui le massime previste toccano o superano i 37 °C; picchi analoghi sono attesi domani su Viterbo e nuovamente sulle pianure emiliane. Nel frattempo il caldo “arancione” (livello 2) coinvolge Milano, Verona e altre realtà padane dove l’afa pomeridiana farà salire l’indice di calore oltre la soglia di rischio per le persone fragili.
Se allarghiamo lo sguardo oltre l’Italia, scopriamo che il caldo non è un fenomeno isolato: secondo il Copernicus Climate Change Service, maggio 2025 è stato il secondo più caldo di sempre a livello globale, 0,53°C sopra la media 1991‑2020. Tutta l’Europa meridionale, dicono gli analisti, sta vivendo una sequenza di primati che rende le ondate di calore più lunghe e frequenti rispetto a un decennio fa.
Cosa sta succedendo nell’atmosfera
Dietro la bolla africana di questi giorni c’è l’anticiclone subtropicale che, partito dal Sahara centrale, ha risalito il Mediterraneo occidentale agganciandosi a un campo di alta pressione già presente sull’Europa: il risultato è una cupola rovente che schiaccia l’aria verso il suolo, riduce la ventilazione e “impacchetta” l’umidità nei bassi strati. Un fronte più fresco sta però scivolando dalle Alpi francesi – avvertono i previsori – e già in serata potrebbe innescare temporali violenti tra Piemonte e Lombardia, preludio a un calo termico di 4‑6 °C previsto per i prossimi due giorni.
Sul medio periodo, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ricorda che la temperatura media italiana è cresciuta di circa 1,7 °C dal 1961 e che le estati del 2020‑2024 occupano i primi cinque posti della classifica delle più calde dal 1800. Gli scienziati collegano questi record all’aumento dei gas serra, calati del 3% nel 2024 ma ancora troppo elevati per invertire la tendenza.
Effetti immediati su salute e consumi
Con il caldo estremo, il nostro organismo perde liquidi e sali minerali più in fretta di quanto li reintroduciamo. La WHO ricorda che oltre 175.000 decessi in Europa ogni anno sono attribuibili al calore, una cifra destinata a raddoppiare se non verranno adottate misure strutturali di adattamento. Il Ministero della Salute, da parte sua, ha riattivato il sistema nazionale di sorveglianza che, da maggio a settembre, aggiorna quotidianamente i bollettini-caldo per 27 città.
L’impatto economico si sente già: i climatizzatori spinti al massimo stanno gonfiando il fabbisogno elettrico. Secondo Consumerismo No Profit, le tariffe all’ingrosso sono salite dell’11,7% in un mese; Terna, nel suo piano di sviluppo, prevede “un rilevante incremento del picco di carico estivo in condizioni di caldo estremo”, con un aumento della frequenza delle ore in cui tali picchi si presentano. È la fotografia di un sistema energetico sotto stress, pagato direttamente in bolletta da famiglie e imprese.
Come difendersi e cosa fare ora?
Che cosa potete fare, voi, oggi pomeriggio? Semplice, ma non banale: restate all’ombra tra le 11 e le 18, bevete almeno due litri d’acqua al giorno (più se fate sport), indossate abiti chiari e leggeri, controllate la temperatura domestica tre volte al giorno come raccomanda l’OMS. Se a casa non avete il condizionatore, create ventilazione incrociata aprendo le finestre nelle ore più fresche e abbassate tapparelle e tende quando il sole picchia. Sembrano piccoli gesti, ma riducono il rischio di colpi di calore.
E poi c’è la dimensione collettiva. Le Heat‑Health Action Plans, caldeggiate dall’OMS e già recepite in diverse regioni italiane, puntano a mappare le vulnerabilità urbane, a coordinare protezione civile, servizi sanitari, aziende elettriche e reti del volontariato. Il 73 % dei comuni oltre i 30mila abitanti dispone di linee guida, ma molte restano sulla carta. Tocca a noi – giornalisti, amministratori, cittadini – trasformarle in procedure vive: aprire punti di raffrescamento nei quartieri popolari, assicurare check‑up telefonici agli over 75, spostare gli eventi sportivi fuori dalle ore più calde. Così un’estate torrida diventa, almeno in parte, governabile.
Non è una sfida da poco. Ma sappiamo dove intervenire, abbiamo dati puntuali e abbiamo imparato che la prevenzione funziona: in Italia, tra il 2023 e il 2024, la mortalità estiva legata al caldo è scesa del 7% grazie alle campagne mirate del Ministero e dei comuni più attivi. Se mettiamo in campo la stessa determinazione contro le emissioni climalteranti, forse potremo raccontare ai nostri figli un futuro di estati calde, sì, ma non così spietate. E allora, pronti a fare la nostra parte?