Con la morte di Adolf Hitler e la disfatta della Germania nazista, si chiude un capitolo oscuro della storia contemporanea. Tuttavia, il crollo del regime non segna la fine delle sue drammatiche conseguenze. Il documentario introdotto da Emilio Gentile su Rai Storia esplora l’epilogo del nazionalsocialismo, focalizzandosi sul complesso processo di ricerca e cattura dei responsabili dei crimini più efferati.
La seconda puntata della serie, intitolata “Ratline”, trasmessa in prima visione martedì 15 aprile alle 21.10, approfondisce come alcuni tra i principali gerarchi nazisti siano riusciti a sfuggire al giudizio della comunità internazionale. Grazie a reti di complicità inattese e a identità fittizie, molti di loro trovarono rifugio in diverse parti del mondo, rendendo estremamente arduo il lavoro di coloro che cercavano giustizia.
Tra le figure analizzate emerge il nome di Adolf Eichmann, tristemente noto come il “burocrate della Shoah”. Dopo aver orchestrato con fredda efficienza la deportazione di milioni di ebrei, riuscì a nascondersi in Argentina, vivendo sotto falso nome fino al suo arresto nel 1960. Questa operazione, condotta dal Mossad, culminò con il celebre processo svoltosi in Israele l’anno successivo, un evento che rimane una pietra miliare nella lotta contro l’impunità.
Nonostante gli sforzi della giustizia internazionale, molti alti funzionari del regime riuscirono a sottrarsi alle proprie responsabilità, sfruttando complesse reti di fuga conosciute come “Ratline”. Questi canali clandestini, che coinvolgevano talvolta persino istituzioni insospettabili, rappresentano uno degli aspetti più inquietanti e controversi di questo periodo storico.
La serie proposta da Rai Storia, con il rigore narrativo che la contraddistingue, getta luce su una fase cruciale del dopoguerra, offrendo agli spettatori una riflessione profonda e documentata sull’eredità lasciata dal nazismo e sul valore della memoria storica.