E’ quasi tutto pronto per la presentazione di Kne – I Kustodi di Napoli Est, il film di Ivan Orrico la cui anteprima, per la stampa, è prevista per il prossimo 23 febbraio 2023 a Napoli. Con le musiche del Maestro Vincenzo Sorrentino, l’opera sarà incentrata sulla storia di una famiglia criminale del quartiere Ponticelli. Un ritratto nudo e crudo della criminalità organizzata della Camorra dal sapore neorealista, di cui Orrico ci ha parlato in questa intervista.

A cura di Roberto Mallò per MassMedia Comunicazione
Ivan, com’è nata l’idea di Kne – I Kustodi di Napoli Est?
“L’idea è nata durante il periodo di permanenza su Napoli per la realizzazione di un altro progetto. Parliamo del 2017-2018 circa.La storia di una famiglia criminale di Ponticelli, a Napoli Est, da cui ho voluto prendere ispirazione. Mi ha colpito, infatti, come queste persone, nonostante i loro affari con la malavita, avessero il consenso della gente. Questo mi ha spinto a riflettere. Perché davvero in alcuni quartieri, vige veramente l’Antistato, che fa da padrone. Mi sono quindi fatto raccontare come queste persone vivevano, quello che facevano per avere il consenso della gente, che li idolatrava e si metteva al loro servizio facendoli diventare I Kustodi del Territorio .E da queste premesse ho preso spunto per scrivere la storia di Kne – I Kustodi di Napoli Est. Con la famiglia protagonista del film ho avuto modo di portare in scena la differenza tra il modo di vivere dei camorristi di oggi rispetto a quelli di ieri. Pur essendo ambientato ai giorni nostri, i criminali si muovono seguendo il vecchio stampo. Mi piaceva raccontare entrambi i modi di pensare di questa gente, di come mettono in gioco la vita della famiglia e dei figli per il Dio Denaro. Racconto ciò dunque mettendo tutto a nudo, senza romanzare, a tratti in maniera cruda. In Kne è molto importante anche la figura dello Stato, rappresentato dall’ispettore Galletti, che combatte con ogni mezzo il malaffare. Un servitore della giustizia, anche egli realmente esistito, che lascia la firma su ogni sua operazione scrivendo sui muri delle abitazioni dei criminali Arrestato per rimarcare la forza e la presenza delle istituzioni. Il suo è un modo per ricordare ai giovani ‘adulatori’ che questo mondo puzza di morte, ed è assolutamente da evitare. Il film appunto racconta e illustra senza alcuna censura la sofferenza a cui porta la strada della Malavita”.
Entriamo nel vivo della trama. Al centro ci sono quattro fratelli in antitesi con il loro mondo, perché sono in contrasto con un altro capoclan, e con lo stato.
“Sono personaggi che ho scritto interamente io. Nella realtà, si trattava di quattro fratelli maschi, mentre ho voluto inserire la figura femminile, che in questo mondo è molto forte e presente. Le donne di mafia e di camorra in moltissimi casi detengono il potere; sono per alcuni versi più sanguinarie e feroci degli uomini. Riescono a gestire e comandare decine e decine di soldati per aizzarli contro la vendetta dei propri mariti e figli. Riescono ad essere maggiormente spregiudicate. Ho dunque ritenuto necessario mettere in risalto anche una figura femminile, che incarnasse le tante donne che purtroppo, come dicevo,comandano veri e propri clan al posto dei mariti carcerati o defunti”.

E poi poteva dare luogo, come ha già detto, ad altre sfumature del mondo che racconta.
“Sì, dava molteplici sfumature alla narrazione. Ovviamente, pur partendo da una storia vera, ho inserito aneddoti e nito altri eventi realmente accaduti nella provincia di Napoli ottenendo una storia,dal punto di vista criminale, direi completa, mettendo in risalto anche la loro mentalità ed il loro codice d’onore. Ad esempio, c’è una scena molto forte, in cui questi criminali giustiziano due pedofili che hanno ucciso una bambina dopo averne abusato perché nel loro regolamento i bambini sono intoccabili (che fa riferimento alla tragedia di una bimba della periferia a nord di Napoli lanciata da un balcone dai suoi aguzzini). Così come alcuni episodi risalenti agli anni 80 in cui la criminalità era organizzata in vere e proprie bande, da uomini armati fino ai denti, che si scontravano ogni giorno con i rivali o con le forze dell’ordine che provavano a fermarli e dove sono caduti anche decine e decine di innocenti come la Strage di Ponticelli, dove soltanto per un affronto scaturito da uno schiaffo si innescò una faida . In Kne chiunque conosce la storia può rivedere fatti ed episodi realmente accaduti e capire così la gravità di quelle circostanze, lavorando insieme perché questo non possa più accadere”.
Com’è avvenuta la scelta del cast? E’ stato lei a scegliere gli attori?
“Li ho scelti insieme all’aiuto di diverse figure che hanno da subito creduto nel progetto, come l’attore Tommaso Palladino,facendo tantissimi provìni. Per quanto riguarda il cast principale,il primo che ho scelto è stato proprio lui. Un attore che ha fatto oltre cinquanta film, tra cui alcuni diventati dei veri e propri cult, come Napoli Spara!, Napoli Violenta. L’ho scelto perché era quello che rappresentava la vecchia frangia dei camorristi; un caratterista con uno sguardo, a mio avviso, non replicabile. Non è certamente una tipologia di boss disposto ad uccidere per 2.000 euro o un bracciale. Questa nuova frangia, di cui stiamo parlando, l’ho dunque affidata a Carmine Monaco, che nel film rappresenta Toni De Marco ed è ispirato sempre ad un personaggio realmente esistito, condizionato dalla madre nelle sue decisioni, visto che era lei a spingerlo verso il malaffare, l’azione criminale. Poi la scelta di Walter Lippa, dapprima chiamato per coprire il ruolo di un altro dei fratelli e invece, dopo le prime battute, ho voluto dare a lui – poiché secondo me è il più carismatico – il ruolo del capofamiglia. Una volta trovato con Adriano Piccolo e Rosa Miranda il giusto mix che equilibrava l’azione corale recitativa sono partiti i provini per gli attori secondari. Abbiamo visto migliaia e migliaia di persone. Il risultato alla fine è stato eccellente . Un equilibrio che ha portato la scelta di puntare su attori emergenti ad essere vincente, seguendo la politica di uno dei miei registi preferiti come Stefano Sollima che in Gomorra ha dimostrato che non serve un nome per fare grande una persona e quindi un progetto .C’è una scena nel film , che proprio per questo considero una fra le più belle , dove la Figurazione alla sua prima esperienza ha comunicato con la sua espressione qualcosa di speciale, di sorprendente. E’ riuscito ad esprimere quella sensazione di paura che la scena prevedeva, alla stregua di un attore professionista, in un modo che magari quest’ultimo non sarebbe mai riuscito . C’è stata una sinergia tale, dove ogni interprete è riuscito a rendere al meglio il personaggio che rappresentava, a prescindere dalla esperienza, bilanciando o escludendo totalmente il gap che naturalmente sì sarebbe dovuto verificare”.
Una cosa bella, no?
“Sono molto critico. Penso davvero che non ci sia un attimo dove lo spettatore possa perdere l’attenzione sulla storia per qualcosa che lo faccia distogliere dalla realtà del film .Un ritmo costante in un progetto corale dove ogni personaggio ha avuto la possibilità di esprimersi e di venire fuori, di emergere. E assicuro che non è cosa semplice dare spazio ad ogni interprete, che a sua volta ha saputo ricambiare con il massimo delle potenzialità. La mia è stata una sfida il cui obiettivo non era solo vincere ma arrivare alla fine superando degli schemi convenzionali, preimpostati e dei pregiudizi. Penso di esserci riuscito risolvendo problemi e a virare, recuperando la rotta, arrivando all’obiettivo”.
Anche lei interpreta un ruolo nel film, giusto?
“Esatto, sono uno dei protagonisti. Interpreto Uacchi e Brillante , tenebroso e carismatico criminale che detiene le redini di un piccolo ma efficiente clan. Un professionista del crimine realmente esistito. Un leader spietato che, insieme al suo fedelissimo Tito Arpea, si vuole avvicinare al boss che raccontava Tornatore , di ‘altri tempi’. Ho visto tante volte il Camorrista ed era quello a cui, secondo me, bisognava ispirarsi per far uscire ancor più la differenza tra la camorra con organizzazione gangsteristica e quella di oggi che subisce di più la pressione microcriminale. Spero di esser riuscito ad interpretare nel miglior dei modi il personaggio e che la sua diversa ‘estrazione’ arrivi al pubblico con tutte le sue peculiarità .
In precedenza, ha detto che il film serve anche a far capire che “il sano resta sano”. Cosa intendeva con questo concetto?
“Il nostro compito, pur raccontando l’esaltazione di chi intraprende questa strada, è fare arrivare il messaggio che “il sano resta sano “. E’ proprio la vendetta, perpetrata e realizzata attraverso un sistema calcolatore e vessatorio, quell’attenuante che “muove e smuove”, individualmente , gli animi dei fratelli, che rappresentano, nella loro veste meno tecnica, i diversi archetipi dei camorristi. Essa rappresenta il tragico epilogo di un racconto di persone deviate dal bene che, private dei loro affetti più cari, provati dalla precarietà socioeconomica hanno progettato azioni criminose e crudeli con spargimento di sangue, anche di innocenti. E’, dunque, “l’apoteosi distorsiva” di un gruppo di persone che ha scelto come “ultima speme”, di uscire dalle proprie difficoltà personali, utilizzando mezzi da veri e propri aguzzini, frutto della “degenerazione” di una società che ha omologato a valori la vita criminale. Per capire chi è sano, bisogna capire che cos’è il male. Se riesci a vedere il male per com’è realmente ti attacchi al sano. Sono molto credente. Ritengo che la fede si acquisisca maggiormente solo se conosci ed individui il male. Più quest’ultimo ti è vicino e più capisci quanto è grande Dio. Solo così hai consapevolezza di qual è la differenza tra il bene e il male. Se il male si presenta sai almeno la strada giusta da seguire”.
Da regista, che giudizio dà a Kne – I Kustodi di Napoli Est?
“E’ un film come dicevo corale, ben bilanciato e con un grande ritmo. L’azione è il suo cuore pulsante; è un action Movie da cardiopalma. Però non vorrei continuare a dare giudizi perché sarei troppo di parte. Sono grato a tutto il cast perché, secondo me, ha contribuito a formare una grande famiglia con cui è stato un piacere lavorare ed il risultato ne è la prova. Ringrazio a chi ha creduto nel progetto e in me; hanno capito l’importanza dei ruoli che avrebbero interpretato. E ad alcuni che avevo già visto in Gomorra, come nel caso di Monaco e Lippa, mi ero già interessato per come avevano saputo interpretare i personaggi. E’ come se avessi voluto dare ancor più spazio alla loro bravura e interpretazione attoriale, per non parlare di Tommaso Palladino, figura emblematica del genere che stavo trattando. E, mi permetta di dirlo, sono anche delle grandi persone con tanta umiltà e dei valori che, in questo mondo vortice, è sempre più raro trovare. Sono del parere che anche il nome più importante del panorama cinematografico se non ha questo mix non è completo e, personalmente, preferisco lavorare con chi ha queste caratteristiche e devo dire che così i risultati sono garantiti .
Il film è prodotto dalla Move produzione indipendente e distribuito dalla Mediterranea Production. E’ stato difficile portare avanti questo progetto?
“Non è stato sicuramente semplice. Era però mia premura dimostrare che anche con un low budget si possono realizzare delle belle opere. Chi lo potrà vedere noterà gli accorgimenti stilistici, dal punto di vista della regia, degli effetti speciali e del trucco, che sono stati fatti. Abbiamo avuto un maestro d’armi dal vero e vfx. Ci siamo impegnati per rendere il film altamente qualitativo . Ed anche questo è un modo per far capire che, con un piccolo budget, si possono comunque realizzare prodotti audiovisivi di un certo livello se c’è la volontà, la forza e una squadra di persone capaci. Anche perché penso che le produzioni indipendenti debbano essere aiutate maggiormente. Se avessi dovuto aspettare il finanziamento della regione, le Film Commission varie e l’aiuto di altre produzioni, credo che ancora non sarebbe uscito. Con tanto lavoro e sudore, se si considera la pandemia, Kne sarà disponibile dopo due anni di realizzazione. E’ un grande risultato per noi, che abbiamo realizzato tutto in seisettimane. Consideri che molte produzioni in tante occasioni non riescono a ultimare i lavori, anche se ricevono soldi dalle Film Commission. Il fatto che noi ci siamo riusciti, senza ricorrere alle stesse, può essere d’esempio per chi vuole realmente fare cinema e svolgere la professione in maniera professionale”.
A che punto è il cinema di oggi?
“Penso che il cinema, purtroppo, sia diventato soltanto un modo dove veicolare i soldi e regalarli a persone che veramente non sono interessate all’audiovisivo o al prodotto in sé per sé, ma a fare cassa. Per questo dobbiamo farci una domanda e capire perché il cinema sta scomparendo. In Italia non diamo più spazio alle produzioni indipendenti; pensiamo soltanto a fare i film kolossal, che costano tantissimo, invece di dare spazio a tutti. Non bisogna dare la colpa alla pandemia, alla guerra, alla crisi. La colpa è soltanto di chi gestisce i fondi, di chi decide come e in che maniera darli alle piccole produzioni. Questo fa sì che i produttori indipendenti non esistano quasi più”.
In quali sale uscirà il film?
“Come ha già detto, il film verrà distribuito dalla Mediterranea Production, che è una società molto forte e solida nell’ambito della distribuzione. Il fondatore Angelo Bassi, che è un caro amico, ha creduto molto nel progetto ed ha voluto distribuirlo. E’ stato il primo a visionarlo, quando ancora giravamo, ed ha scelto di entrare a far parte di Kne – I Kustodi di Napoli Est tramite la distribuzione. Il film uscirà in tutta Italia, in quasi tutte le regioni dove la Mediterranea ha la sua lente distributiva. Anche se siamo amanti dei cinema, ci sarà poi il passaggio sulle piattaforme, con cui attualmente stiamo prendendo accordi”.
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