In data 29 giugno l’incremento nazionale dei casi è +0,01% (ieri +0,009%) con 4.259.133 contagiati totali, 4.078.767 dimissioni/guarigioni (+2.493) e 127.542 deceduti (+42, dei quali 22 comunicati dalla Campania e relativi al periodo novembre 2020 – maggio 2021); 52.824 infezioni in corso (-1.858). Ricoverati con sintomi -47 (1.676); terapie intensive -19 (270) con 9 nuovi ingressi del giorno. Elaborati 190.635 tamponi totali (ieri 75.861) di cui 86.253 molecolari (ieri 37.644) e 104.382 test rapidi (ieri 37.409) con 45.214 casi testati (ieri 22.236); 679 positivi (target 4.311); rapporto positivi/tamponi totali 0,35% (ieri 0,51% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 1,50% (ieri 1,74% – target 3%).
Nuovi casi soprattutto in: Campania 117; Sicilia 99; Lombardia 98; ; Puglia 59; Lazio 46; Veneto 38; Emilia Romagna 36; Piemonte 31; Toscana 18. In Lombardia curva +0,01% (ieri +0,005%) con 30.085 tamponi totali (ieri 9.548) di cui 13.858 molecolari (ieri 6.861) e 16.227 test rapidi (ieri 2.597) con 10.993 casi testati (ieri 5.679); 98 positivi (target 1.000); rapporto positivi/tamponi totali 0,32% (ieri 0,48% – target 2%); rapporto positivi/casi testati 0,89% (ieri 0,81% – target 3%); 841.696 contagiati totali; ricoverati -2 (248); terapie intensive -9 (52) con 2 nuovi ingressi del giorno; 33.778 decessi (+3).
Rispondiamo oggi alle molte domande ricevute a proposito di uno studio, che ha avuto risonanza nelle notizie di ieri, che confermerebbe la possibilità di una immunizzazione di lunghissima durata (forse a vita) nei soggetti che hanno ricevuto la vaccinazione con vaccini a mRna. Abbiamo scritto “confermerebbe” perché lo studio in oggetto (Turner, Kim e altri: “SARS-CoV-2 infection induces long-lived bone marrow plasma cells in humans) pubblicato su Nature lo scorso 24 maggio non prende in considerazione i soggetti vaccinati. Si basa infatti sull’analisi del sangue di 77 pazienti, di età compresa tra 21 e 69 anni, che hanno contratto l’infezione in forma lieve.
A questi è stato eseguito un prelievo dopo 1, 4, 7 e 11 mesi dalla comparsa dei sintomi. Più in particolare lo studio si è concentrato sull’esame dei campioni del midollo osseo prelevato a 18 soggetti convalescenti a distanza di 7-8 mesi dall’infezione, oltre a 11 volontari sani di età compresa tra 23 e 60 anni. I campioni di midollo per il follow up (controllo periodico) sono stati raccolti su 5 dei 18 donatori convalescenti, e su 1 degli 11 soggetti sani. Da questi dati, in estrema sintesi e semplificando al massimo vista l’estrema complessità e specificità dell’argomento, i ricercatori hanno trovato conferma che le plasmacellule del midollo osseo sono una fonte duratura nel tempo di anticorpi contro il Sars-CoV-2. Ottima notizia, che dobbiamo però prendere con qualche cautela: non solo per i limiti che gli stessi ricercatori mettono in luce descrivendo i risultati (qualsiasi studio serio è realizzato così) ma anche per l’esiguità del campione considerato.
Da tempo gli immunologi studiano la possibilità di una immunità duratura contro il Sars-CoV-2 legata non alla produzione immediata di anticorpi (indotta dal contagio o stimolata dalle vaccinazioni) ma alla permanenza di una memoria immunitaria in grado di estendere il proprio effetto di protezione nell’arco del tempo: anni, o forse tutta la vita. Per quanto riguarda l’effetto delle vaccinazioni, però, lo studio non dice nulla e i ricercatori proseguiranno le ricerche proprio in questa direzione. Possiamo sintetizzare le conoscenze attuali: i vaccini proteggono? Sì, in modo ottimale soprattutto contro il rischio di forme sintomatiche e il rischio di decesso (si veda domani l’analisi approfondita di questa settimana sulla base dei dati Uk). Per quanto tempo lo fanno? Non lo sappiamo, ma individui vaccinati da circa 11 mesi (partecipanti ai trials del 2020) confermano che la protezione dura “almeno” 11 mesi. Solo con il passare del tempo sapremo quanti mesi, o anni, si aggiungeranno. È lecito sperare che l’immunità abbia una durata a vita? Sì, ma per ora non ci sono conferme. Viste le caratteristiche del Sars-CoV- 2, che è molto efficace nel produrre varianti più diffusive e con manifestazioni cliniche più gravi delle precedenti, il futuro più probabile sembra quello di uno o più richiami da effettuare per mantenere inalterata la protezione raggiunta. Quanti richiami, e quando farli, lo scopriremo solo con il passare del tempo.